Monte Jetire

Giro circolare con partenza ed arrivo ad Extrapieraz, nel comune di Brusson, toccando la cima del monte Jetire e rientrando attraverso il colle del Joux.

Parcheggiata l'auto presso il torrente Evancon (waypoint 001), lo si supera e si imbocca (002) per un breve tratto il sentiero che sale verso Joux, fino ad un incrocio (003). Poco dopo (004) si procede nel bosco puntando direttamente all'imbocco del canalone (005) che risale verso ovest e che conduce fino ad un colletto (008) vicino alla vetta del monte Jetire (009).

Per rintracciare il canalone localizzare dal fondovalle la parete che si trova poco oltre la base del canalone stesso verso nord, visibile a tratti anche dal bosco, e puntare ad essa, oppure dirigersi al waypoint 005, che si raggiunge dopo circa un quarto d'ora di facile camminata nel bosco da 003.

Si inizia quindi la risalita del canalone. Il terreno, costituito da sassi, inizialmente è agevole, poi la pendenza aumenta gradualmente e presto diventa comodo usare le mani. In queste condizioni è concreto il rischio di caduta sassi, ed occorre prestare attenzione e sperare di non vedersene precipitare addosso dall'alto: si tratta di un pericolo oggettivo che non si può eliminare. Per limitarlo il più possibile è meglio essere da soli o comunque in pochi procedendo appaiati: per una comitiva numerosa diverrebbe molto difficile evitare cadute di sassi che potrebbero avere gravi conseguenze per coloro che si trovano in coda.

Dopo circa mezz'ora di risalita nel canalone, subito dopo una macchia di larici, si perviene alla parete utilizzabile come riferimento dal fondovalle per localizzare correttamente il luogo da raggiungere; alla base di essa (waypoint 006) si trova una galleria, ed un'altra è posta subito a sud: qui, infatti, il canalone interseca la strada delle gallerie, chiusa al transito anche pedonale per il rischio di crolli.
Qualora la strada venisse riaperta diverrebbe possibile raggiungere questo punto seguendone il corso partendo dal Colle del Joux oppure da Extrapieraz: teoricamente dovrebbero essere in corso lavori, ma a quanto è dato di osservare alla data l'ipotesi di riapertura appare quanto meno remota.

Nella galleria settentrionale ho trovato un camoscio, che è subito scappato dirigendosi verso l'uscita opposta. Incontri come questo sono sempre graditi, ma viene anche da pensare che la presenza di animali di grossa taglia sopra la pietraia potrebbe facilmente provocare la caduta di sassi.

Si riprende la salita lungo il canalone, nel quale da qui in poi si trova la segnaletica rossa della forestale, talvolta con l'indicazione numerica dei lotti; il percorso da seguire è comunque del tutto evidente non essendovi alternative escursionistiche sui due lati del canalone stesso.

Dopo pochi passi il terreno cambia completamente fisionomia: non più pietraia ma fitta vegetazione erbosa ed arbustiva, con le ortiche a farla da padrone (007); questo fondo si manterrà fino al colle.
Da un lato questo è positivo, perché è meno probabile la caduta di sassi, ma dall'altro rende la marcia molto più difficoltosa.

Prima di partire avevo previsto che vi potessero essere problemi con la vegetazione, ed avevo perciò optato per pantaloni e maniche lunghi, ma qui sarebbero molto utili anche un paio di guanti da giardino perché la pendenza sempre più sostenuta rende indispensabile l'uso delle mani per trovare degli appigli, ed infilarle in mezzo alle ortiche non è certo un'esperienza gratificante.
Non è facile trovare alternative: mantenendosi sui lati del canalone si può talvolta evitare in parte la vegetazione, ma solo arrampicandosi per certi tratti sulla roccia inclinata, il che richiede cautela e parecchio tempo.

In certi tratti si avanza quasi alla cieca, senza vedere le proprie gambe dal ginocchio in giù, preoccupandosi solo di trovare qualcosa di più o meno saldo al quale attaccarsi.

Non ci sono vere e proprie difficoltà che vadano al di là di quanto richiesto ad un escursionista preparato, e l'uso della corda non è necessario se non si vanno a cercare deliberatamente i problemi. Anche le conseguenze di un'eventuale scivoltata o caduta non dovrebbero essere distruttive, ma certo occorre una forte motivazione ed una buona dose di entusiasmo per procedere a lungo in una marcia così disagevole: non è questo il posto giusto per farsi accompagnare da un amico incerto o non troppo convinto.

Se si riesce ad astrarsi per qualche momento dalla scomodità della marcia e ad osservare il canalone con calma, se ne apprezza la bellezza: si tratta di un ambiente selvaggio ed affascinante, uno di quei posti così vicini a località ben conosciute ed affollate, facilmente localizzabile e raggiungibile dal fondovalle, ma contemporaneamente così austero e poco visitato: è facile presumere che qui i passaggi non siano molti.

In realtà mentre salivo non riuscivo a gustarmi completamente questo bell'ambiente non tanto per la scomodità del percorso, quanto per il pensiero che spesso faceva capolino: di qui dovrò anche ridiscendere? Risucirò ad arrivare alla fine del canalone oppure alla sua sommità troverò difficoltà che non riuscirò a superare? E - se raggiungerò il colle - dall'altra parte troverò il precipizio, come mi era accaduto al colle situato tra lo Zerbion ed il Pico Belin, oppure il terreno sarà più facile?

Se la salita è scomoda la discesa lo sarebbe certamente di più, ma anche in questo caso non vedo comunque pericoli ma solo la necessità di procedere con molta pazienza e senza fretta. Certo sarebbe ben diverso se il terreno fosse bagnato o se ci fosse una qualche emergenza, come il rischio di fulmini; io sono salito in una di quelle giornate fresche e ventilate da nord ovest nelle quali è facile fidarsi delle previsioni meteo che escludono qualsiasi peggioramento per tutta la giornata.

Non che non abbia cercato di documentarmi un po' prima di partire, ma su questa zona non ho trovato quasi nulla: la cartografia appare incerta o obsoleta, addirittura sulla nomenclatura delle cime vi sono discordanze, e alcune vette non sono nemmeno menzionate, come pure i colli come quello posto al termine di questo canalone. Ma forse è stato meglio così, per rendere maggiore il gusto di questa piccola "avventura" a due passi dal fondovalle.

Nel corso della salita mi sono domandato se l'estate sia proprio la stagione migliore per venire qui: certamente vanno evitati inverno e primavera dato l'ovvio rischio di valanghe (canaloni come questo sembrano fatti apposta per raccogliere tutta la neve che si stacca dall'alto, e credo che sia molto pericoloso avventurarvisi fino a quando non sia scomparsa completamente), ma anche in assenza di neve le temperature basse possono creare problemi: il disgelo del ghiaccio formatosi di notte può facilmente liberare sassi destinati a precipitare a valle. Certo, in autunno è forse possibile trovare la giornata limpida e non troppo fredda, con una vegetazione non così lussureggiante come quella estiva, ma tutto sommato credo che le ortiche nelle quali ho dovuto navigare siano il male minore.

Avvicinandosi alla sommità il canalone si restringe, e di conseguenza il gps perde frequentemente il segnale; in ogni caso - come già detto - il percorso è del tutto evidente e certo non lo si potrebbe smarrire neanche tra le nubi o la nebbia.
In compenso la salita si svolge in questo tratto quasi sempre all'ombra, il che in una giornata serena di luglio non guasta.

Continuando a salire si viene più volte ingannati dalla prospettiva, come spesso avviene guardando dal basso: si pensa di essere quasi arrivati quando invece manca ancora un bel tratto da percorrere. Ma alla fine l'altimetro del gps sentenzia che si è realmente prossimi all'uscita, e l'albero che si trova al termine del canalone - ben visibile anche da Extrapieraz - diviene assai vicino.

Dando un'occhiata verso la vicina vetta del Jetire si resta un po' sgomenti: da questo lato è impossibile salire, non resta che sperare che sia possibile farlo dal versante opposto.

L'uscita in cresta si rivela il tratto più "complesso" di tutta l'escursione: la pendenza è tale che è difficile salire lungo il tratto erboso sulla destra, mentre a sinistra una fitta macchia di vegetazione non sembra offrire possibilità migliori. Io sono infine passato dal centro, dove una roccia con arbusti offre la possibilità di una mezza arrampicata che mi è sembrato il sistema più rapido per arrivare alla meta.

Dalle gallerie al colle ho impiegato un'ora e mezza, un tempo spropositato per percorrere circa 370 metri di dislivello, ma su questo terreno va bene così.

Finalmente la visuale si apre: ad ovest è ben visibile la vallata centrale della Val d'Aosta. La discesa verso la bassa Valtournanche (il monte Jetire si trova tra i comuni di Brusson e di Saint-Vincent) è ripida ma - almeno in questa sezione sommitale - sembra del tutto fattibile; non so però se più a valle si trovano salti di roccia o altre difficiltà che non consentono di procedere.

Ecco il tratto di cresta che dal colle sale verso NW:

Dalla parte opposta, giochi di luce guardando verso il monte Jetire:

Lasciato il colle, si procede a SE verso la cima del monte Jetire. Non c'è sentiero né traccia, ma il percorso da seguire è del tutto evidente (conviene mantenersi nel bosco abbastanza in alto, ma senza raggiungere la cresta dove blocchi di roccia renderebbero problematica la marcia), ed in circa dieci minuti si perviene alla vetta.

Di fatto le cime sono due, entrambe ai margini di una piccola spianata erbosa fuori dal bosco: quella più alta (009) a nord, quella più bassa (010) circa 30 metri più a sud. Su nessuna delle due si trova una croce, né libri di vetta o targhe.

In primo piano la vetta principale, sullo sfondo a destra l'anticima:

Dalla cima nord (2156 m secondo la mappa IGM 1:25000, 2154 secondo l'altimetro del gps) si ha un bel colpo d'occhio sulla cresta che sale verso nord-ovest dal colle dal quale si proviene:

E' ben evidente che prima del Pico Belin tale cresta tocca un'altra cima, chiaramente più alta dello Jetire (2346 m secondo la mappa IGM 1:25000) ma senza nome sulle carte che ho consultato (e che certamente lo meriterebbe, non trattandosi di uno spuntone secondario ma di una cima vera e propria, ancor più della cima - anch'essa innominata per quanto ne so - che si trova tra i colli del Joux e Fromy).

Il percorso per raggiungere tale vetta sembra richiedere attrezzatura alpinistica, anche se occorrerebbe recarvisi per esserne certi. Vedendolo da qui mi ricorda la cresta sud-est dello Zerbion, che ho percorso anni fa e che certamente richiede corda ed assicurazioni. Sono visibili anche il Pico Belin e - in lontananza - la Madonna dello Zerbion, ma il percorso verso tali cime è poco visibile da questo punto data la sua quota modesta.

Quello che è evidente è che a nord del colle il versante occidentale della cresta che divide la valle di Ayas dalla Valtournanche cambia aspetto: non più boschi sempreverdi fin sulle cime ma scoscesi e selvaggi canaloni rocciosi o detritici che precipitano verso valle, in un ambiente piuttosto severo. Chi decidesse di percorrere integralmente la cresta dal colle del Joux allo Zerbion (un mio vecchio sogno nel cassetto) deve sapere che, dal colle a nord dello Jetire in poi, le vie di fuga su entrambi i lati della cresta o sono molto problematiche o non ci sono del tutto.

Dalla vetta: la val d'Aosta:

il gruppo del Monte Rosa:

il contrafforte Bussola-Goà ad oriente:

il gruppo di Frudiere, che quest'anno a luglio mantiene ancora parecchia neve sui versanti settentrionali:

Dall'anticima sud (2148 m secondo il gps) è invece ben visibile la Cima Botta, alla quale sembra ragionevole tentare di traversare, per come si presenta il terreno visto da qui:

La discesa dal monte Jetire si effettua preferibilmente sul versante occidentale della cresta (il canalone è sufficiente percorrelo in salita...), rientrando ad Extrapieraz passando per il colle del Joux, in modo da effettuare un percorso circolare.

Pensavo che alla vetta del Jetire pervenisse un sentiero o almeno una traccia, invece niente, ma non è un problema: io ho puntato verso SSE (ca. 160 gradi di azimuth) tagliando a mezzacosta la bella foresta, attraversando pendii che richiedono un minimo di attenzione ma certo non l'impegno che era stato necessario in salita. Probabilmente è possibile anche scendere più rapidamente puntando a SW, ma non conoscendo il terreno ho preferito dirigermi verso le strade sterrate ben visibili dall'alto.

Ancora la Cima Botta, ripresa nel corso della discesa dal punto (N45.77513 E7.68315):

Dopo aver aggirato l'unica modesta difficoltà, si perviene in tal modo alle rovine di una baita (waypoint 011) presso le quali si trova un comodo ed evidente sentiero, che conduce fino a Froumy.

Il sentiero percorre il bosco, molto pittoresco, e passa per il waypoint 012, ovvero per il bivio dal quale si dirama la deviazione verso il colle Fromy, raggiungibile con pochi minuti di salita e situato interamente nel bosco, sempre sulla cresta divisoria Brusson - Saint-Vincent.

Giunti a Froumy (waypoint 015, 1h 20 min dal Jetire, dei quali ca. 35 min su sentiero), si percorre la strada asfaltata in discesa fino alla SR33, che poi si risale fino al colle del Joux (016). Questo è evidentemente il tratto meno piacevole della passeggiata, ma non è molto lungo (20 minuti da Froumy al colle) e comunque si svolge in un ambiente assai panoramico. Lo si può peraltro facilmente evitare: poco prima di Froumy si trova un bivio (waypoint 014) dal quale è possibile imboccare la strada sterrata che sale sulla sinistra e che conduce direttamente al waypoint 017 (track T006).

Quello che non ti aspetti: Froumy, alla fine del sentiero... toilette!

Al colle del Joux si imbocca la strada delle gallerie verso Extrapieraz - Lignod - Antagnod: la si raggiunge - tramite un sentiero che sale per un breve tratto - presso il waypoint 017, dal quale si piega a destra con percorso di qui in poi pianeggiante ed assai panoramico sulla Val d'Ayas.

Al waypoint 018 si immette sulla destra una strada sterrata proviente anch'essa dal col del Joux, ma con percorso differente (track T007).

Si procede fino al punto nel quale la strada è interrotta, con divieto di transito anche per i pedoni (waypoint 019), dal quale inizia il sentiero che, con pendenza sempre lieve, riporta ad Extrapieraz. Dal colle del Joux ad Extrapieraz circa 1h 10min.

Per chi desidera arrivare in vetta al monte Jetire per la via a mia conoscenza più semplice e rapida: parcheggiare a Froumy e seguire il sentiero corrispondente alla traccia T005 fino al waypoint 011. Qui ci si trova già piuttosto in quota ed abbastanza vicini alla cima: forse il sentiero prosegue, io l'ho imboccato in quel punto ma non è escluso che proceda ulteriormente, anche se in tal caso non è detto che avvicini alla meta.
Si può comunque procedere direttamente nel bosco puntando alla vetta da 011, eventualmente seguendo a ritroso la track T004 che io ho percorso in discesa.

Il percorso qui riportato è poco frequentato: da quando ho abbandonato il sentiero ad Extrapieraz fino a Froumy non ho incontrato nessuno, pur trattandosi di un soleggiato sabato di luglio; di conseguenza mancano i segni di inciviltà tipici di altre zone più affollate: non ho trovato rifiuti, lattine o sporcizia di alcun genere.
Ciò evidentemente comporta una maggiore responsabilità per chi decide di visitare questi bei luoghi, che richiedono un comportamento improntato al massimo rispetto, educazione ed attenzione all'ambiente, compresa la fauna di grossa taglia che qui certamente non manca, come ho avuto modo di sperimentare.

In passeggiate come queste, con ampi tratti fuori sentiero, il gps ha grande valore, specialmente quando incorpora l'altimetro.
Spesso ho sentito prendere posizione contro l'uso del gps in montagna: da più parti si mette in guardia contro l'eccessiva fiducia riposta nell'apparecchio, che certo non può sostituire la preparazione tecnica richiesta per l'escursionismo ed ancor più per l'alpinismo.
E' vero, come è vero che una track gps è soggetta ad imprecisioni, risente della posizione dei satelliti, può non indicare il percorso migliore, può diventare obsoleta con il passare del tempo per via delle modifiche del territorio, serve solo come riferimento di massima, non deve essere usata acriticamente da chi ha capacità differenti rispetto a chi l'ha registrata, ... tutto vero, e queste sono solo le obiezioni principali.

Ma chi ha provato a vagare in una zona sconosciuta immerso nelle nubi, incapace di ritrovare quel passaggio chiave che consente di evitare il precipizio e che all'andata, nella mattinata soleggiata e visto dal basso, sembrava così evidente, mentre al ritorno - con la stanchezza della giornata nelle gambe, la visibilità ridotta ed il cielo che romba minaccioso - è così difficile da trovare, costui sa quale aiuto può dare anche un solo waypoint in una posizione importante.

Chi ha provato a dover effettuare risalite faticose sotto l'aspetto fisico e debilitanti sotto quello psicologico perché il percorso seguito in discesa si concludeva con un salto nel vuoto, sa quale tranquillità può offrire uno strumento che consente di ripercorrere il tragitto fatto all'andata senza sbagliare.

Chi si è trovato a vagare in un bosco esteso, dove tutto sembra uguale, dove mancano punti di riferimento, e dove anche una mappa spesso lascia il tempo che trova, completamente perso e lontano da tutto e da tutti (pensate ai cercatori di funghi ritrovati dopo due o tre notti all'addiaccio, dei quali ogni tanto giunge notizia), sa com'è incoraggiante poter pensare: "Sono lontano, ma so con certezza che andando da questa parte mi avvicino al punto giusto, metro dopo metro".

Certo, finché si segue un sentiero non ci sono problemi, ma in montagna e nei boschi non sempre il sentiero c'è...

Ci sono poi situazioni meno estreme, nelle quali il gps può comunque fare comodo: "Mi piacerebbe chiudere il giro passando di lì, ma non so se è possibile o meno, per cui preferisco rifare tutto il lungo percorso dell'andata per non rischiare"... Chi pensa così forse deciderebbe diversamente se fosse in possesso della traccia di qualcuno che ci è passato prima di lui. Certo, nel frattempo potrebbe essere caduta una frana, ma questo è un rischio che va sempre tenuto presente da parte di chi si muove in montagna.

Spesso ho trovato utile disporre di una track proprio all'inizio delle escursioni, nei pressi del parcheggio in paese: i sentieri che si diramano sono tanti, la segnaletica non sempre c'è e comunque non a tutti i bivi, di solito è mattina presto e non c'è nessuno a cui chiedere... quale sarà quello giusto? Certo, si può provare e di solito non ci vuole molto a rendersi conto che quello che sembrava un tracciato di tutto rispetto in realtà si esaurisce presso una baita, ma perdite di tempo e di energie come questa non sono la cosa ideale quando si ha in programma di camminare molte ore.

Per tutti questi motivi credo che chi condivide in rete le tracks ed i waypoints delle proprie escursioni - che pure devono essere impiegati con tutte le cautele sopra richiamate - renda effettivamente un importante servizio a tutti gli appassionati della natura che vorranno inoltrarsi negli stessi luoghi dopo di lui.

Ecco il quadro d'insieme dell'itinerario:

Nelle mappe sovrastanti il colore giallo indica i sentieri e le strade, il verde i tratti fuori dal sentiero, il rosso il percorso nel canalone.

Quadro riassuntivo tracks:

Nome Track Tipo Descrizione e note
T001 Strada poi sentiero Collega il parcheggio di Extrapieraz con il punto nel quale occorre abbandonare il sentiero
T002 Percorso facile nel bosco fuori sentiero Conduce all'imbocco del canalone
T003 Percorso faticoso e con pericolo di caduta sassi. DA EVITARE TASSATIVAMENTE IN PRESENZA DI NEVE Canalone che risale fino alla cresta divisoria Brusson - Saint Vincent
T004 Percorso nel bosco fuori sentiero Collega il colle con la vetta del monte Jetire, e questa con il sentiero che proviene da Froumy
T005 Sentiero, strada sterrata e strada asfaltata Riporta dal rudere posto all'estremo inferiore della track T004 ad Extrapieraz passando per Froumy ed il colle del Joux
T006 Strada sterrata Variante di collegamento tra Froumy ed il colle del Joux; consente di evitare il transito su strada asfaltata
T007 Strada sterrata Variante, collega Joux con la strada delle gallerie

Quadro riassuntivo waypoints:

Nome Waypoint Quota approssimativa Descrizione e note
001 1399 Parcheggio località Extrapieraz, comune di Brusson
002 1393 Inizio del sentiero dalla sponda del torrente Evancon
003 1465 Incrocio sentieri
004 1459 Qui conviene abbandonare il sentiero ed iniziare l'avvicinamento al canalone
005 1574 Base del canalone
006 1724 Punto di intersezione del canalone con la strada delle gallerie, nelle quali è vietato il transito anche pedonale
007 1819 Inizio vegetazione "ostile" nel canalone, con prevalenza di ortiche
008 2093 Colle alla sommità del canalone
009 2154 Vetta principale (nord) del monte Jetire
010 2148 Anticima (sud) del monte Jetire
011 1903 Rudere di una costruzione in pietra; sentiero verso Froumy
012 1737 Bivio nel bosco. Il sentiero che si dirama sulla sinistra (percorrendo il tragitto in discesa) conduce in pochi minuti al Colle Fromy
013 1664 Bivio per Nuarsaz
014 1632 Bivio tra strade sterrate: quella che sale in direzione sud-est conduce al colle del Joux, mentre scendendo verso sud si raggiunge immediatamente la frazione Froumy
015 1612 Froumy
016 1655 Segnaletica al colle del Joux
017 1683 Arrivo alla strada delle gallerie; segnaletica indica 3 ore e 30 minuti per raggiungere Nuarsaz
018 1670 Qui una strada sterrata proveniente dal colle del Joux confluisce nella strada delle gallerie
019 1699 A nord di questo punto la strada delle gallerie è interrotta; occorre scendere tramite il sentiero che conduce ad Extrapieraz

Ecco il file contenente tutte le tracks ed i waypoints, in formato gpx.

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I dati riportati sono aggiornati all'estate del 2009.
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